SummerDrafts
Laboratori di vivacità trasversale
Quand’è stata l’ultima volta che hai attaccato bottone con un perfetto sconosciuto? O con uno straniero? Magari avete iniziato a chiacchierare in uno scompartimento del treno, o forse eravate entrambi in coda all’ufficio postale. O forse non riesci a ricordartelo? Nelle città di oggi appare sempre più complicato trovare occasioni di incontro al di fuori dei circuiti abituali e abituati, e le conseguenze si fanno sentire sotto forma di città sempre meno avventurose. Se la socialità è la condizione necessaria alla vita politica, che cosa racconta il contemporaneo impaccio nell’incontro?
Dall’1 all’11 luglio, Summer Drafts propone una percorso fatto di seminari, passeggiate e laboratori per vivacizzare le connessioni tra le comunità che vivono a Bolzano e portare un po’ di aria fresca in città!
I laboratori sono guidati da artisti, ricercatori e organizzatori impegnati in diversi movimenti sociali europei. Ciascun appuntamento si propone, attraverso un approccio diverso, di stimolare nuovi comportamenti e riflettere sul significato della convivialità contemporanea – espressione proposta dal teorico inglese Paul Gilroy per immaginare la forma più vitale della cittadinanza globale in arrivo.
Ogni laboratorio sarà ospitato da una diversa associazione cittadina, un modo in più per uscire dai soliti circuiti e mettersi in gioco.
Un progetto di investigazione sonora; una spedizione cartografica per realizzare la mappatura emozionale del quartiere dei Piani; la trasformazione di un pezzo di terra un po’ ignorato in un orto urbano da crescere con i vicini; un laboratorio per imparare a vivere la dimensione del gruppo con più consapevolezza e uno per ripensare al rapporto tra il nostro corpo e il caos della realtà; e infine un dibattito sul diritto di fuga che unisce cittadini autoctoni e migranti di ogni luogo.
Per partecipare
Ogni laboratorio è gratuito e aperto a tutti. Per iscriverti o metterti in contatto con noi manda una mail indicando il tuo nome e il o i workshops che ti interessano a info@summerdrafts.org oppure chiama il 0471 935 444 (Donne Nissa’).
Summer Drafts è realizzato con il contributo della Provincia Autonoma di Bolzano.
http://www.summerdrafts.org/
giovedì 17 giugno 2010
martedì 16 febbraio 2010
CONSAPEVOLEZZA
CONSAPEVOLEZZA
Non avere la cittadinanza italiana
e vivere nel mio paese legata a un permesso di soggiorno
per me equivale a uscire da casa
con un paio di chiavi,
sapendo che il padrone di casa (mia) può cambiare la serratura
e lasciarmi fuori
fregandosene di tutto ciò che ho dentro casa,
dei miei affetti,
dei miei amici,
della mia famiglia,
della mia vita,
del mio futuro,
vivere nel mio paese con un permesso di soggiorno
è come dover uscire da casa mia e pensare a
chiudere il gas,
abbassare le serrande,
spegnere le luci,
ma anche lasciare accostata la porta avendo paura di non poter rientrare più.
Questa poesia l'ha scritta la mia amica Queenia Pereira de Oliveira, grande poetessa!, e l'ha scritta per sè, per tutti i ragazzi nati e cresciuti qui e che devono ancora chiedere "permesso?" per vivere a casa loro.
L'ha scritta per tutti quelli che si sentono dire "parli bene italiano" e nel cuore sentono la stessa capriola che sentirei io se lo dicessero a me.
E per tutti quelli che ogni mattina devono farsi coraggio per uscire là fuori e invece di chiudersi la porta di casa alle spalle pensando al niente delle sette di mattina, lo fanno pensando "chi mi aggredirà oggi"?
E l'ha scritta anche per me: io devo chiedere "permesso?" per potermi innamorare.
Perchè è lo Stato a decidere di chi mi devo innamorare e se allo Stato non aggrada che io mi innamori di una persono che non ha chiesto "permesso?" allora quel matrimonio non s'ha da fare.
L'ha scritta anche per la mia amica, che ha chiesto cortesemente il permesso di portare in Italia suo marito, l'uomo che per legge e nel cuore è quello che lei ha scelto, permesso che non le è stato accordato, senza una valida ragione, senza una logica, senza una soluzione.
L'ha scritta per la suocera del mio amico, che voleva partecipare al matrimonio del figlio, festeggiare e gioire con lui e la sua bellissima moglie - anche a lei il permesso è stato negato.
L'ha scritta per il mio più caro amico, che non ha mai visto il suo bimbo, nato dove è troppo lontano andare, cresciuto dove non si può uscire.
E l'ha scritta per l'altro mio amico, che sono due anni che aspetta che sua moglie, la sua dolcissima compagna, sia finalmente accanto a lui.
E l'ha scritta per la fidanzata di mio cugino, che vorrebbe specializzarsi in Italia, ma ha chiesto "permesso?" con una settimana di ritardo e quella settimana le costerà lavoro, progetti e libertà.
E infine l'ha scritta per Nani, che studia a Dakar, che vorrebbe vedere Milano, la grande città! che lo affascina come per me New York quando avevo la sue età, 13 anni: lui però non può farlo, non gli danno il permesso.
Non siamo padroni dei nostri sentimenti, non siamo padroni dei nostri progetti, non siamo padroni del nostro futuro, non siamo padroni dei nostri sogni.
Non siamo neppure padroni delle nostre percezioni, e pur sentendoci uguali, se ci dicono che dobbiamo combatterci e odiarci, noi lo facciamo.
Queenia è tutti noi e noi siamo tutti Queenia.
Non basta non avere mai incontrato un negro per esserne fuori.
Bisogna averne cosapevolezza.
Non avere la cittadinanza italiana
e vivere nel mio paese legata a un permesso di soggiorno
per me equivale a uscire da casa
con un paio di chiavi,
sapendo che il padrone di casa (mia) può cambiare la serratura
e lasciarmi fuori
fregandosene di tutto ciò che ho dentro casa,
dei miei affetti,
dei miei amici,
della mia famiglia,
della mia vita,
del mio futuro,
vivere nel mio paese con un permesso di soggiorno
è come dover uscire da casa mia e pensare a
chiudere il gas,
abbassare le serrande,
spegnere le luci,
ma anche lasciare accostata la porta avendo paura di non poter rientrare più.
Questa poesia l'ha scritta la mia amica Queenia Pereira de Oliveira, grande poetessa!, e l'ha scritta per sè, per tutti i ragazzi nati e cresciuti qui e che devono ancora chiedere "permesso?" per vivere a casa loro.
L'ha scritta per tutti quelli che si sentono dire "parli bene italiano" e nel cuore sentono la stessa capriola che sentirei io se lo dicessero a me.
E per tutti quelli che ogni mattina devono farsi coraggio per uscire là fuori e invece di chiudersi la porta di casa alle spalle pensando al niente delle sette di mattina, lo fanno pensando "chi mi aggredirà oggi"?
E l'ha scritta anche per me: io devo chiedere "permesso?" per potermi innamorare.
Perchè è lo Stato a decidere di chi mi devo innamorare e se allo Stato non aggrada che io mi innamori di una persono che non ha chiesto "permesso?" allora quel matrimonio non s'ha da fare.
L'ha scritta anche per la mia amica, che ha chiesto cortesemente il permesso di portare in Italia suo marito, l'uomo che per legge e nel cuore è quello che lei ha scelto, permesso che non le è stato accordato, senza una valida ragione, senza una logica, senza una soluzione.
L'ha scritta per la suocera del mio amico, che voleva partecipare al matrimonio del figlio, festeggiare e gioire con lui e la sua bellissima moglie - anche a lei il permesso è stato negato.
L'ha scritta per il mio più caro amico, che non ha mai visto il suo bimbo, nato dove è troppo lontano andare, cresciuto dove non si può uscire.
E l'ha scritta per l'altro mio amico, che sono due anni che aspetta che sua moglie, la sua dolcissima compagna, sia finalmente accanto a lui.
E l'ha scritta per la fidanzata di mio cugino, che vorrebbe specializzarsi in Italia, ma ha chiesto "permesso?" con una settimana di ritardo e quella settimana le costerà lavoro, progetti e libertà.
E infine l'ha scritta per Nani, che studia a Dakar, che vorrebbe vedere Milano, la grande città! che lo affascina come per me New York quando avevo la sue età, 13 anni: lui però non può farlo, non gli danno il permesso.
Non siamo padroni dei nostri sentimenti, non siamo padroni dei nostri progetti, non siamo padroni del nostro futuro, non siamo padroni dei nostri sogni.
Non siamo neppure padroni delle nostre percezioni, e pur sentendoci uguali, se ci dicono che dobbiamo combatterci e odiarci, noi lo facciamo.
Queenia è tutti noi e noi siamo tutti Queenia.
Non basta non avere mai incontrato un negro per esserne fuori.
Bisogna averne cosapevolezza.
sabato 13 febbraio 2010
FORUGH FARROKHZAD: UNA, NESSUNA, CENTOMILA
FORUGH FARROKHZAD: UNA, NESSUNA, CENTOMILA
14 febbraio 2010: 43° anniversario della morte
Dopo
La morte mi coglierà
Un giorno di primavera risplendente di luce,
Un giorno d’inverno polveroso e distante,
Un giorno d’autunno vuoto di grida e di clamori.
La morte mi coglierà un giorno,
Uno di questi giorni dolciamari,
Un giorno vano come gli altri,
Ombra di oggi e di ieri.
Corridoi bui i miei occhi,
Gelidi marmi le mie gote.
Su di me calerà repentino sonno,
Sarò incapace di grida di dolore.
Liberate dall’incantesimo della poesia,
Le mie mani scivoleranno, lentamente, sui miei quaderni.
Ricorderò che, un tempo, nelle mie mani
Arse la fiamma della poesia.
Incessantemente la terra mi chiamerà a sé,
Giungeranno per seppellirmi nella mia fossa.
Oh! Forse, a mezzanotte, i miei amanti
Deporranno rose sulla mia infelice tomba.
Dopo di me, repente si leverà
Lo scuro sipario sulla mia vita.
Occhi indiscreti frugheranno
Tra le mie carte e i miei quaderni.
Dopo di me uno(a) straniero(a), con il mio ricordo,
Verrà nella mia piccola stanza.
Sullo specchio si troveranno ancora
Un capello, l’impronta di una mano, un pettine.
Sarò affrancata da me, sarò superata da me.
Tutto ciò che era stato, sarà disfatto.
Come la vela di una barca all’orizzonte,
Il mio spirito si allontanerà, si celerà.
Impazienti, i giorni, le settimane e i mesi
Si susseguiranno gli uni agli altri.
Invano, i tuoi occhi fisseranno gli occhi delle strade,
Nell’attesa di una lettera.
Ormai la terra, la madre terra,
Serrerà il mio corpo senza vita!
Privato di te, separato dai battiti del tuo cuore,
Il mio cuore marcirà là sotto la terra.
Dopo, pioggia e vento scoloreranno, a poco a poco,
Il mio nome dalla lapide.
La mia tomba resterà ignota,
Dalla fama e dallo sprezzo riscattata.
Forugh Farrokhzad, Ribellione
Tehran 5 gennaio 1935 - Tehran 14 febbraio 1967
traduzione dal persiano di Daniela Zini
14 febbraio 2010: 43° anniversario della morte
Dopo
La morte mi coglierà
Un giorno di primavera risplendente di luce,
Un giorno d’inverno polveroso e distante,
Un giorno d’autunno vuoto di grida e di clamori.
La morte mi coglierà un giorno,
Uno di questi giorni dolciamari,
Un giorno vano come gli altri,
Ombra di oggi e di ieri.
Corridoi bui i miei occhi,
Gelidi marmi le mie gote.
Su di me calerà repentino sonno,
Sarò incapace di grida di dolore.
Liberate dall’incantesimo della poesia,
Le mie mani scivoleranno, lentamente, sui miei quaderni.
Ricorderò che, un tempo, nelle mie mani
Arse la fiamma della poesia.
Incessantemente la terra mi chiamerà a sé,
Giungeranno per seppellirmi nella mia fossa.
Oh! Forse, a mezzanotte, i miei amanti
Deporranno rose sulla mia infelice tomba.
Dopo di me, repente si leverà
Lo scuro sipario sulla mia vita.
Occhi indiscreti frugheranno
Tra le mie carte e i miei quaderni.
Dopo di me uno(a) straniero(a), con il mio ricordo,
Verrà nella mia piccola stanza.
Sullo specchio si troveranno ancora
Un capello, l’impronta di una mano, un pettine.
Sarò affrancata da me, sarò superata da me.
Tutto ciò che era stato, sarà disfatto.
Come la vela di una barca all’orizzonte,
Il mio spirito si allontanerà, si celerà.
Impazienti, i giorni, le settimane e i mesi
Si susseguiranno gli uni agli altri.
Invano, i tuoi occhi fisseranno gli occhi delle strade,
Nell’attesa di una lettera.
Ormai la terra, la madre terra,
Serrerà il mio corpo senza vita!
Privato di te, separato dai battiti del tuo cuore,
Il mio cuore marcirà là sotto la terra.
Dopo, pioggia e vento scoloreranno, a poco a poco,
Il mio nome dalla lapide.
La mia tomba resterà ignota,
Dalla fama e dallo sprezzo riscattata.
Forugh Farrokhzad, Ribellione
Tehran 5 gennaio 1935 - Tehran 14 febbraio 1967
traduzione dal persiano di Daniela Zini
sabato 6 febbraio 2010
IL BACO
در پيله تا به كي بر خويشتن تني؟
ـ پرسيد كرم را مرغ از فروتني ـ
تا چند منزوي در كنج خلوتي،
در بسته تا به كي، در محبس تني؟
در فكر رستنم ـ پاسخ بداد كرم ـ
خلوت نشسته ام زينروي منحني.
فرسوده جان من از بس به يك مدار
برجاي مانده ام چون فطرت دني.
همسال هاي من پروانگان شدند
جستند از اين قفس، گشتند ديدني.
يا سوخت جانشان دهقان به ديگران،
جز من كه زنده ام در حال جان كندني.
در حبس و خلوتم تا وارهم به مرگ
يا پر برآورم بهر پريدني.
اينك تو را چه شد كاي مرغ خانگي!
كوشش نمي كني، پري نمي زني؟
پا بنده ي چه اي؟ وابسته ي كه اي؟
تا كي اسيري و در حبس دشمني؟
IL BACO
“Fin quando il tuo corpo avvolgerai nel bozzolo?”,
Domandò, ossequioso, l’uccello al baco,
“Per quanto resterai in disparte in quell’angolo remoto?
Fin quando resterai nell’involucro, dal corpo imprigionato?”
Rispose il baco: “Ho in animo di prendere il volo
Da questo alveo dove in solitudine mi sono ritirato.
A lungo ho esaurito la mia vita in una sfera,
Dove sono rimasto seguendo la mia umile natura.
Si mutarono in farfalle i miei coetanei,
Da questa gabbia volarono via
Per essere ammirati o arsi vivi dal colono,
Altri ma non io, che sono vivo e mi affanno
In prigionia e in solitudine fino al mio tempo
Per morire o mettere le ali per volare.
A te, invece, o uccello domestico, che accadde!
Non tenti di volare?
A cosa sei legato? A chi assoggettato?
Fin quando resterai nella prigione del nemico segregato?”
Nima Yushij
traduzione dal persiano di Assunta Daniela Zini
Roma, 16 marzo 2008
ـ پرسيد كرم را مرغ از فروتني ـ
تا چند منزوي در كنج خلوتي،
در بسته تا به كي، در محبس تني؟
در فكر رستنم ـ پاسخ بداد كرم ـ
خلوت نشسته ام زينروي منحني.
فرسوده جان من از بس به يك مدار
برجاي مانده ام چون فطرت دني.
همسال هاي من پروانگان شدند
جستند از اين قفس، گشتند ديدني.
يا سوخت جانشان دهقان به ديگران،
جز من كه زنده ام در حال جان كندني.
در حبس و خلوتم تا وارهم به مرگ
يا پر برآورم بهر پريدني.
اينك تو را چه شد كاي مرغ خانگي!
كوشش نمي كني، پري نمي زني؟
پا بنده ي چه اي؟ وابسته ي كه اي؟
تا كي اسيري و در حبس دشمني؟
IL BACO
“Fin quando il tuo corpo avvolgerai nel bozzolo?”,
Domandò, ossequioso, l’uccello al baco,
“Per quanto resterai in disparte in quell’angolo remoto?
Fin quando resterai nell’involucro, dal corpo imprigionato?”
Rispose il baco: “Ho in animo di prendere il volo
Da questo alveo dove in solitudine mi sono ritirato.
A lungo ho esaurito la mia vita in una sfera,
Dove sono rimasto seguendo la mia umile natura.
Si mutarono in farfalle i miei coetanei,
Da questa gabbia volarono via
Per essere ammirati o arsi vivi dal colono,
Altri ma non io, che sono vivo e mi affanno
In prigionia e in solitudine fino al mio tempo
Per morire o mettere le ali per volare.
A te, invece, o uccello domestico, che accadde!
Non tenti di volare?
A cosa sei legato? A chi assoggettato?
Fin quando resterai nella prigione del nemico segregato?”
Nima Yushij
traduzione dal persiano di Assunta Daniela Zini
Roma, 16 marzo 2008
martedì 2 febbraio 2010
Cari amici, care amiche,
vi invitiamo alla presentazione del libro
ELOÌ ELOÌ
di Alen Custovic
Mondadori, 2008
Introduce Maja Huseijc, volontaria della Fondazione Alexander Langer.
Sarà presente l'autore.
Sabato 6 febbraio 2010 – ore 11.00
Foyer del Teatro Cristallo – via Dalmazia 30 – Bolzano
Due esistenze che si incrociano tra la Bosnia Erzegovina e Milano. Due uomini che portano nel cuore una tormentata invocazione: Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato? L'esordio letterario di un giovane autore di origine bosniaca, che scrive in italiano sua lingua d'adozione. Un racconto tra Mostar e l'Italia, un ponte sull'Adriatico attraverso i sentimenti più veri e duri che le atrocità della guerra producono.
Alen Custovic (Mostar 1981) ha vissuto da bambino gli eventi della guerra in Bosnia Erzegovina. Da ragazzo è giunto profugo in Italia ed è cresciuto tra la Sardegna, Matera, Roma (dove si è laureato) e Milano, città in cui vive e lavora come giornalista. Con Eloì Eloì, suo primo romanzo, ha vinto il premio letterario Alberto Falk 2007, l’Alziator 2008; l’esordienti Grinzane Cavour 2009 e il narrativa opera prima Corrado Alvaro 2009.
Ingresso libero. Incontro nell'ambito di "Al di là della guerra. Percorso artistico letterario alla
scoperta di Srebrenica e della Bosnia Erzegovina". Con il contributo della Provincia Autonoma di
Bolzano, Ufficio Affari di Gabinetto.
Per info: 0471 977691 - adoptsrebrenica@alexanderlanger.it
--
FONDAZIONE ALEXANDER LANGER STIFTUNG - Onlus
Progetto "Adopt Srebrenica" Projekt
Via Latemar Straße 3, 39100 BOLZANO/BOZEN - ITALY
Tel.+ Fax +39 0471 977691
E-mail: adoptsrebrenica@alexanderlanger.it
Web: www.alexanderlanger.org
vi invitiamo alla presentazione del libro
ELOÌ ELOÌ
di Alen Custovic
Mondadori, 2008
Introduce Maja Huseijc, volontaria della Fondazione Alexander Langer.
Sarà presente l'autore.
Sabato 6 febbraio 2010 – ore 11.00
Foyer del Teatro Cristallo – via Dalmazia 30 – Bolzano
Due esistenze che si incrociano tra la Bosnia Erzegovina e Milano. Due uomini che portano nel cuore una tormentata invocazione: Dio mio, Dio mio, perchè mi hai abbandonato? L'esordio letterario di un giovane autore di origine bosniaca, che scrive in italiano sua lingua d'adozione. Un racconto tra Mostar e l'Italia, un ponte sull'Adriatico attraverso i sentimenti più veri e duri che le atrocità della guerra producono.
Alen Custovic (Mostar 1981) ha vissuto da bambino gli eventi della guerra in Bosnia Erzegovina. Da ragazzo è giunto profugo in Italia ed è cresciuto tra la Sardegna, Matera, Roma (dove si è laureato) e Milano, città in cui vive e lavora come giornalista. Con Eloì Eloì, suo primo romanzo, ha vinto il premio letterario Alberto Falk 2007, l’Alziator 2008; l’esordienti Grinzane Cavour 2009 e il narrativa opera prima Corrado Alvaro 2009.
Ingresso libero. Incontro nell'ambito di "Al di là della guerra. Percorso artistico letterario alla
scoperta di Srebrenica e della Bosnia Erzegovina". Con il contributo della Provincia Autonoma di
Bolzano, Ufficio Affari di Gabinetto.
Per info: 0471 977691 - adoptsrebrenica@alexanderlanger.it
--
FONDAZIONE ALEXANDER LANGER STIFTUNG - Onlus
Progetto "Adopt Srebrenica" Projekt
Via Latemar Straße 3, 39100 BOLZANO/BOZEN - ITALY
Tel.+ Fax +39 0471 977691
E-mail: adoptsrebrenica@alexanderlanger.it
Web: www.alexanderlanger.org
lunedì 15 giugno 2009
Il paese delle stelle nascoste
Autore Sara Yalda (scritrice iraniana residente in Francia)
Per tutta la vita, Sara non ha fatto che fuggire, dalla sua infanzia, dal suo paese, da suo padre. È arrivata persino a cambiarsi il nome. Sara. Due sillabe facili per cancellare il suono dissonante di Afsaneh. Ha giocato a essere qualcun altro, per integrarsi ed essere accettata. Ma a forza di conformarsi, un giorno ha compreso che non sapeva più chi era. Per questo, dopo ventisette anni, decide di tornare in Iran. Il mondo cosmopolita della sua infanzia non c’è più. Ora sull’aereo della IranAir l’altoparlante esordisce con «nel nome di Dio clemente e misericordioso» e su ogni sedile una bussola indica la direzione della Mecca. Ma poi, quello che Sara trova, è un mondo schizofrenico, che in superficie si adegua ai precetti fondamentalisti, ma sotto li trasgredisce tutti. I giovani fanno feste, bevono, guardano film proibiti, si raccontano barzellette sul presidente, e le donne sotto il velo indossano minigonne e abiti attillati, si truccano, criticano e resistono. Anche se i rischi non mancano, e può succedere che a una ragazza sorpresa a una festa durante un’irruzione di polizia, venga inflitta una pena di settanta frustate e l’umiliazione del controllo dell’imene. Straniera nel suo paese, Sara cerca di decifrare l’Iran, e intanto va alla ricerca del suo passato. Un padre che sperava di aver dimenticato, un fratello di cui conosce a malapena il volto, la casa dell’infanzia trasformata in una scuola coranica. La sua vita e quella del suo paese sono più intrecciate di quanto voleva riconoscere. La ricerca delle sue origini si trasforma in un viaggio tra la swinging Teheran e le cupole turchesi di Ispahan, e infine, in una nuova nascita.
http://www.hoepli.it/titoli.asp?autore=YALDA+SARA
http://www.edizionipiemme.it/pm/pm_book_search/pmbook-323247.view;jsessionid=a6JbzPYpqSC4
Per tutta la vita, Sara non ha fatto che fuggire, dalla sua infanzia, dal suo paese, da suo padre. È arrivata persino a cambiarsi il nome. Sara. Due sillabe facili per cancellare il suono dissonante di Afsaneh. Ha giocato a essere qualcun altro, per integrarsi ed essere accettata. Ma a forza di conformarsi, un giorno ha compreso che non sapeva più chi era. Per questo, dopo ventisette anni, decide di tornare in Iran. Il mondo cosmopolita della sua infanzia non c’è più. Ora sull’aereo della IranAir l’altoparlante esordisce con «nel nome di Dio clemente e misericordioso» e su ogni sedile una bussola indica la direzione della Mecca. Ma poi, quello che Sara trova, è un mondo schizofrenico, che in superficie si adegua ai precetti fondamentalisti, ma sotto li trasgredisce tutti. I giovani fanno feste, bevono, guardano film proibiti, si raccontano barzellette sul presidente, e le donne sotto il velo indossano minigonne e abiti attillati, si truccano, criticano e resistono. Anche se i rischi non mancano, e può succedere che a una ragazza sorpresa a una festa durante un’irruzione di polizia, venga inflitta una pena di settanta frustate e l’umiliazione del controllo dell’imene. Straniera nel suo paese, Sara cerca di decifrare l’Iran, e intanto va alla ricerca del suo passato. Un padre che sperava di aver dimenticato, un fratello di cui conosce a malapena il volto, la casa dell’infanzia trasformata in una scuola coranica. La sua vita e quella del suo paese sono più intrecciate di quanto voleva riconoscere. La ricerca delle sue origini si trasforma in un viaggio tra la swinging Teheran e le cupole turchesi di Ispahan, e infine, in una nuova nascita.
http://www.hoepli.it/titoli.asp?autore=YALDA+SARA
http://www.edizionipiemme.it/pm/pm_book_search/pmbook-323247.view;jsessionid=a6JbzPYpqSC4
In sospensione tra due mondi
di Elisa Pavone
In sospensione tra due mondi
Racconti di vita di donne
di Elisa (Betti) PavoneProgetto di Valeria VanniChi è interessato ad una copia del libro può rivolgersi all'Associazione Donne Nissà.
In sospensione tra due mondi
Racconti di vita di donne
di Elisa (Betti) PavoneProgetto di Valeria VanniChi è interessato ad una copia del libro può rivolgersi all'Associazione Donne Nissà.
In sospensione tra due mondi
Racconti di vita di donne
di Elisa (Betti) PavoneProgetto di Valeria VanniChi è interessato ad una copia del libro può rivolgersi all'Associazione Donne Nissà.
In sospensione tra due mondi
Racconti di vita di donne
di Elisa (Betti) PavoneProgetto di Valeria VanniChi è interessato ad una copia del libro può rivolgersi all'Associazione Donne Nissà.
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